Campane di Montenevoso

Dietro i monti e i valichi tramonta il sole d’or,

mentre suona il vespro lontano,

mormora ogni labbro la preghiera del Signor

quanta neve, quanto gelo in cuor!

 

Campane di Montenevoso / che suonate nel vespro divin

quel suono in un giorno radioso / salutò cento giovani alpin.

Lasciarono il bianco paesello / cento mamme e altrettanti tesor,

un fior tra la piuma e il cappello / e una dolce canzone nel cuor:

«Ritorneremo ancor sui nostri monti

e falceremo il grano al sole;

berremo l’acqua viva delle fonti

che è pura come il nostro amor!».

Campane di Monte Nevoso / quei rintocchi nel cielo divin

sembravano un grido angoscioso / «Proteggete i miei giovani alpin».

 

Tutto fu distrutto ma tu torni a rintoccar,

campanil di Monte Nevoso.

Tra le mura lacere c’è sempre un focolar,

cento cuori sempre ad aspettar.

 

(recitato)

[La primavera è tornata,

ha infiorato le valli e i sentieri,

che videro gli alpini partire,

e non li han visti più ritornare,

ma ogni cuore aspetta,

ancora ogni sera la valle riporta

l’eco di una canzone lontana]

 

… quella dolce canzone del cuor:

«Ritorneremo ancor sui nostri monti

e falceremo il grano al sole;

berremo l’acqua viva delle fonti

che è pura come il nostro amor!».

Campane col suono giocondo / invocate la pace e l’amor

non quella che predica il mondo / ma la pace che vuole ogni cuor:

la pace, la fede, la gioia, l’amor!